LA COPPIA: COMUNICAZIONE E DINAMICHE PSICOLOGICHE

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Esperienza maturata in anni di consulenze psicoterapeutiche e che ha preso l’avvio nel 1995 con le serate del ciclo di conferenze promosse dal Centro Culturale “Bernardo Clesio” di Trento  dal titolo “FAMIGLIE  IN FORMAZIONE”.

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SOMMARIO

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QUALI MOTIVAZIONI A FARE COPPIA?

“SOGNO ROMANTICO”

INNAMORARSI È …

DALL’AMORE NASCE L’AUTONOMIA E LA LIBERTà

AMANDO SI DIVENTA COPPIA

QUALE COPPIA? 

DIALOGO

COMUNICAZIONE SESSUALE

VITALITÀ DELLA COPPIA

SOTTOLINEATURA PRATICA

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Scopo di questa riflessione è di aiutare i fidanzati, gli sposi o le persone interessate alla vita in coppia, ad avere una maggior consapevolezza dei propri vissuti circa questa loro relazione interpersonale, allo scopo di enfatizzare quei comportamenti che favoriscono l’intimità della coppia e di ridurre o eliminare quelli che ne turbano il funzionamento.

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QUALI MOTIVAZIONI A FARE COPPIA?

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Esistono dei bisogni basilari nell’essere umano dei quali non si ha chiara consapevolezza, ma che influenzano il comportamento individuale. I tre che seguono determinano la ricerca di un partner:

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a) BISOGNO di SESSO: PERCEPIRSI SESSUATI E CERCARE CHI È COMPLEMENTARE A SÈ.

Inizialmente il piacere sessuale è autoerotico; il bambino scopre il suo corpo e il piacere che deriva dal contatto con esso. L’adolescente scopre le nuove potenzialità del suo organismo in crescita e si misura con esse, sperimenta il piacere che le zone erogene in genere e i suoi genitali in particolare gli procurano. Così constata la sua incompletezza che suscita un disagio importante che conduce istintivamente alla ricerca dell’ “altro da sè” per realizzare l’incontro che la spinta erotica origina. Il piacere sessuale è ora diventato etero-erotismo.

Ogni persona sente dunque la spinta biologica, emotiva e psicologica a costruire una relazione di coppia per sperimentare il fascino dell’incontro nella relazione duale e la possibilità, da far diventare capacità, di esprimere se stessi anche in ogni sfera della sessualità: ludica – dare piacere a sè e all’altro, relazionale – aumentare l’intimità dell’incontro, e pro-creativa – dare vita a nuova vita oltre che all’amore, al rispetto e alla cura reciproca – fuori dalla famiglia di origine.  In questo contesto il rapporto sessuale è l’incontro più intimo tra due persone, permette di raggiungere la forma più profonda di piacere se la fisicità è integrata con tutti gli elementi della personalità umana.

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b) BISOGNO di CONTATTO: GARANZIA DI ESSERE ACCUDITO DA QUALCUNO.

Tutti noi siamo nati alla vita da un corpo caldo e abbiamo avuto a lungo bisogno di essere scaldati e nutriti prima di poter vivere autonomamente.

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Questo contatto, che è calore e vicinanza, è garanzia dall’isolamento e garanzia alla vita. Da neonati ci è stato ampiamente fornito, pena il degrado del patrimonio vitale (vedi gli studi comparati su scimmie di Harlow o lo studio di bambini in brefotrofi di Spitz.) e, man a mano che si diventa autosufficienti, si cerca di mantenere o di ritrovare il contatto creando relazioni intime a vari livelli – fisico, psichico, spirituale – quasi un ritrovare l’unicità dell’ attaccamento affettivo madre-figlio dove per eccellenza l’una è necessaria per l’altro.

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c) BISOGNO di RELAZIONE: AVERE QUALCUNO CON CUI COMUNICARE, ESPRIMERSI, DAL QUALE ESSERE VISTI, ASCOLTATI, RICONOSCIUTI.

In noi stessi ci sono emozioni, sentimenti, stati d’animo che cerchiamo di comunicare. Essere capiti, essere visti, essere riconosciuti, entrare in contatto, in relazione è un bisogno vitale da soddisfare, per legittimare la nostra stessa esistenza. (Gli studi di Bowlby hanno descritto ampiamente questo concetto col nome di Attaccamento). Ogni vita umana ha un suo significato e un suo spazio che va legittimato e rispettato. E così, a poco, a poco, impariamo a dare importanza agli altri, a dare attenzione ai messaggi che ci inviano. E’ un modo di maturare, di diventare consapevoli della nostra e altrui umanità e di comunicarla.

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Questi tre bisogni determinano la ricerca di un individuo che ci possa aiutare a soddisfarli e la loro contemporanea gratificazione testimonia la specificità della relazione di coppia.

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Un risultato immediato dell’iniziare una relazione in coppia può essere descritto come il crollo delle ansie difensive che ci impedivano di essere ciò che si è e di farsi conoscere. Altra percezione di chi inizia a stare in coppia è di accorgersi di avere il bisogno di una relazione “univoca”, cioè di sentire interesse solo per la persona che si comincia ad amare, e di perdere interesse per tutto il resto. Si desidera poi di cercare il contatto fisico soltanto con il. proprio “oggetto” sorgente d’amore, così come si desidera di stare insieme, comunicare, conoscersi e di amare e di essere amati solo da lui/lei. Diventa dunque facile il rispetto dell’individualità di ciascuno, creando un rapporto di coppia contraddistinto dal fatto che il partner non è più solo oggetto di desiderio, ma diventa anche oggetto di amore, di dialogo, di protezione e di passione.

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SOGNO ROMANTICO

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La storia di ciascun individuo è un progetto da realizzare. Ogni bambino ha chiesto: “Cosa farò da grande?” e si arrabatta per “diventare papà o mamma”. Così – saggiamente – egli riassume lo scopo della vita.

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All’ adolescente è più chiaro che cosa significa essere maschio o femmina per l’avvenuta maturazione dell’apparato genitale e inconsciamente progetta come realizzarsi. Sogna cosa farà da grande,  che uomo o donna sarà. Costruisce “l’ideale di sè”. A seconda dell’età, le caratteristiche saranno fisiche o morali, esteriori o interiori; costruisce anche “l’altro ideale”, poiché definendo l’ideale per il proprio genere, viene spontaneo  fantasticare anche   colui/colei che si affianca meglio al proprio sè ideale. L’intrecciarsi di queste fantasticherie costituisce “il sogno romantico”  che  sarà significativo e condizionante nella realizzazione della propria vita.

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INNAMORARSI È…

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Innamorarsi è credere di aver trovato l’ uomo o la donna giusti per fare coppia.

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Innamorarsi  è privilegiare tra tutti un individuo, sentirsene inspiegabilmente attratti, affascinati, rapiti sia sessualmente che emotivamente, che intellettualmente

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Innamorarsi è privilegiare tra le altre quella persona che sembra la più adatta a recitare insieme a me il copione del mio progetto ideale di vita, del mio sogno romantico. Certe caratteristiche hanno un fascino straordinario (gli occhi, il seno, le spalle, il modo di camminare, di muovere le mani,   ecc.), perchè coincidono con quei tratti creati nel proprio sogno romantico, e ci si innamora di queste caratteristiche! L’innamorato infatti, seppure incontrato casualmente, è colui che corrisponde al proprio modello ideale, almeno per qualche caratteristica.

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Innamorarsi è travisare la realtà perchè‚ non si vede l’altro per quello che è, ma per quello che si vorrebbe che fosse: il proprio innamorato è colui/colei che riteniamo capace di soddisfare i nostri bisogni; gli attribuiamo la capacità di rispondere alle nostre aspettative: protezione, supporto, stimolo; calore, coraggio, ottimismo; divertimento, evasione, cultura; benessere, denaro, potere… ecc. Proiettiamo su di lui/lei e sul nostro essere insieme a lui/lei, il sogno che abbiamo costruito per la nostra vita personale.

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Da innamorati si percepiscono solo le somiglianze, si annullano le differenze, si attribuisce più fiducia all’altro che a se stessi, si delega all’altro la soddisfazione dei propri bisogni. Come il bambino si aspetta che il mondo gli dia…, così l’innamorato si aspetta che l’innamorata gli dia ciò che gli manca.

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Simbiosi è il termine che descrive questa sensazione di somiglianza assoluta, di affinità, di adesione perfetta l’uno all’altro, di convinzione che la “tua” volontà  sia la “mia”, che tu servi per realizzare me e ne faccio conseguire che i “nostri”  progetti sono identici, che “noi” abbiamo un destino univoco.

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Dentro a questa sensazione di “bisogno di te” nasce la presa in cura di te che mi sei così prezioso e necessario, comincio a dedicarti le mie attenzioni e il mio affetto.

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Da questa sensazione di unione idilliaca scaturiscono sentimenti positivi, di interesse reciproco e di vera curiosità per i rispettivi mondi personali.

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Nasce l’amore. Un amore che è, per ora, possedere un innamorato.

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DALL’AMORE: LIBERTÀ e AUTONOMIA

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L’affetto, la stima, la fiducia, l’attenzione, la cura che si percepiscono, rendono fiduciosi nelle proprie potenzialità. Il sentirsi amati fa ritenere di essere amabili.

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L’essere considerati speciali e unici è un altro modo di sentirsi amabili, di sentire che tutto di noi è apprezzabile, anche ciò che finora a nostro parere erano difetti e manchevolezze.

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Il sentirsi amati facilita il guardarsi dentro, il riconoscere e rivalutare le proprie sensazioni, avere più consapevolezza del proprio modo di valutare il mondo, riconoscere la propria scala di valori, sapere in che direzione si vuole andare, quali sono gli obiettivi della propria vita: facilita quindi la possibilità di scegliere, di prediligere e di scartare.

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Il desiderio di piacere all’ altro, di farlo contento, spinge ad usare le caratteristiche per le quali ci si sente ammirati, per compiacere l’altro.

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La relazione amorosa può dunque essere definita maturante in quanto stimola maggior conoscenza di sè, maggior fiducia nelle proprie potenzialità, maggior integrazione dei vari aspetti della propria personalità, fa superare l’egocentrismo: ci si innamora perchè si è creduto di aver trovato chi “mi” integra, chi soddisfa i “miei” bisogni, e poco alla volta ci si scopre capaci di soddisfare i “suoi” bisogni.

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Secondo me la relazione amorosa può addirittura essere definita terapeutica perchè crea il clima che permette di star bene con se stessi e crea la possibilità di una autentica relazione di aiuto alla crescita personale reciproca: sentendoci amati abbiamo maggior fiducia in noi stessi, riusciamo ad ascoltare i valori interiori che possono regolare le nostre esigenze e soddisfare i nostri bisogni e diventiamo capaci di scelte finalmente consapevoli, autonome e libere.

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Questo amore è “libertà” di essere se stessi.

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RISVEGLIO

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Amare ed essere amati consente di accettare l’altro, per quello che è.

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Nella dinamica della relazione di coppia questo si chiama “risveglio”: aprire gli occhi per vedere l’altro nella sua verità: smettere di sognare che tu sei ciò che io desidero, significa smettere di deformare la realtà a proprio uso e consumo, accorgersi finalmente che ti ho voluto/a vicino perchè io avrei voluto essere ciò che tu sei, ma ciò è possibile solo nel sogno.

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Questa fase di risveglio suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente constatare le differenze, le divergenze, tra il proprio sogno romantico, costruito fantasiosamente nella solitudine dell’adolescenza, constatare che l’innamorato/a non riesce ad essere l’ interprete fedele di questo sogno romantico; dall’altra è però gratificante scoprire realmente questa persona nelle sue qualità, nei suoi modi di essere, di pensare, di porsi, e accorgerci che l’amiamo proprio perchè è altro da noi, è una persona solida e reale nella sua identità, con la quale può esserci confronto.

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Ci si mette assieme attratti dalle somiglianze, ma ciò che rende ricco e più completo il rapporto, è conoscere le reciproche caratteristiche, legate alla differenza sessuale, alla diversa visione del mondo, alle diverse esperienze familiari, educative, sociali, alle diverse potenzialità personali.

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Maturare è superare i meccanismi di proiezione e di identificazione. Non è più costringere l’altro ad essere come io ho bisogno che sia, (io non so essere coraggiosa e sogno che lui abbia coraggio anche per me) è non aver bisogno dell’altro per realizzare se stessi.( è diventare coraggiosa a mia volta).

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Conoscere il proprio partner significa anche accorgersi che effettivamente non si è adatti a camminare insieme, le nostre prospettive sono opposte, le differenze non si integrano, anzi oscurano le diverse potenzialità. Si può accorgersi che il partner che si è incontrato non è adatto a sé, se conviverci significa calpestare i suoi valori nel salvaguardare i propri e viceversa. Il fidanzamento è il periodo adatto anche a ripensare e a correggere eventuali errori.

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Partendo dalla sensazione di simbiosi e di identicità tipica della fase dell’innamoramento, dopo averla gustata pienamente, l’amore lascia che l’altro sia se stesso e che rimanga se stesso, che diventi se stesso nell’amore, che riconosca -attraverso l’amore- la propria realtà unica e irripetibile. Più la relazione è sincera, più  rispetta e accetta la diversità dei partner.

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CRESCERE NELL’AMORE CONIUGALE

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Un’evoluzione importante per costruire una coppia durevole quando si è riusciti a vedere che l’altro è diverso dal nostro sogno: è accorgersi che ciò che manca a ciascuno di noi, solo da se stessi si può garantirselo. La relazione sarà solida quando ciascuno lavorerà per la propria crescita, per la propria completa realizzazione, senza pretesa che il proprio partner sia ciò che non si riesce ad essere. Allora un partner aiuterà l’altro a crescere in questa dimensione senza vincolarlo con aspettative personali, ma offrendosi a lui come confidente e ascoltatore attento e rispettoso.

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Per i partner è fondamentale riuscire a esprimere con sincerità e completezza i propri bisogni e saper trovare nuove modalità di soddisfazione degli stessi, che tengano conto della nuova realtà che è l’essere insieme.

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È la reciproca profonda e sincera conoscenza, il punto cruciale per riuscire a scoprire se i propri ideali di vita sono conciliabili.

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Ecco allora la domanda che libera: “Mi Ami? Cioè sei disposto/a a lasciarmi essere come sono e a venirmi incontro per quanto ti è possibile?” “Ti amo” significa provo a fare altrettanto

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E’ dunque importante scegliere il partner più adatto a sè, ma poi è importante scegliere di amarlo senza riserve.

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La coppia è fondata su basi biologiche e su basi culturali,  poli che generano conflitto.

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La vita è una dialettica fondata sul conflitto. Niente è immobile, nè nell’uomo, nè nell’universo. L’equilibrio è instabile per definizione. La coppia risulta da un equilibrio fra forze opposte: forza di coesione, come intesa fisica, intesa psicologica, fedeltà o anche un figlio, e forze di dissociazione, come incompatibilità fisiche e psichiche, abitudine derivanti dalla propria famiglia d’origine e mai cambiate, mancanza di dialogo, aggressività e sete di predomino, oppure ancora motivazioni inconsce e nevrotiche, illusioni o false idee riguardanti il concetto stesso di coppia o di matrimonio, intesi come permesso ad accoppiarsi al solo scopo di garantirsi dei diritti o come “sistemazione” sociale ed economica.

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Il litigio è un momento importante per conoscersi realisticamente: è l’interruzione della protezione di se stessi, nascosti nel silenzio e nella chiusura, per la paura della verità su noi stessi. Litigare richiede grande energia, perchè è esporsi al confronto. Litigare è esprimersi con impeto, mostrare se stessi nella propria verità per il bisogno di essere visti senza tener conto del bisogno simmetrico dell’altro.

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Per litigare in modo costruttivo serve fiducia in sè, coraggio per esprimere i propri pensieri e sentimenti pur sapendo che sono in contrasto con quelli dell’altro. Dunque in coppia può essere più facile litigare se ci si sente rispettati e compresi e se ci è chiaro che vogliamo essere visti realisticamente per vincere la paura di essere magari respinti per la nostra non corrispondenza all’ideale che l’altro si è fatto di noi, ma è necessario mantenere presente il piacere di vedere l’altro.

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E’ il partner che ci stima, ci apprezza e ci ama, che ci suscita coraggio di credere in noi stessi e ci facilita l’espressione aperta per essere veri, sinceri, “interi”. In coppia, l’arrivare ad accettarsi diversi, è segno di maturazione, di evoluzione del rapporto che era nato per le nostre somiglianze, per l’idea di essere proprio perfettamente complementari l’uno per l’altro. Non è automatico trovare il giusto incastro tra due persone diverse ed il litigio è il modo in cui, se ci sentiamo presi in considerazione, riusciamo a smussare quella ruvidezza nel nostro modo di agire che crea attrito e dissidio, che esprime sì la nostra unicità e la nostra verità profonda, ma rende difficile la convivenza quotidiana. Litigare è dunque naturale e fisiologico, va però fatto diventare un caloroso momento di confronto, gestito con accettazione, rispetto e intimità.

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QUALE COPPIA?

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Se il sogno romantico si infrange contro la realtà che non esiste nessun individuo capace di essere l’interprete perfetto del “copione” scritto dal partner, può esistere una coppia perfetta?

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La vita di coppia è come un ballo: ci sono degli elementi dati in partenza simili per tutti coloro che si accingono a ballare, ma l’armonia e la sintonia che emerge dalla coppia che balla, viene inventata passo dopo passo e solo quei due individui possono dar vita a quel particolare modo di stare insieme. Questa è la perfezione della coppia. Armonizzarsi insieme: non la mia sola modalità di muovermi imposta a te, non la tua imposta a me, e nemmeno un modo standard per realizzare i passi di questa particolare danza, ma la modalità migliore per entrambi, inventata proprio da noi due.

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Si, ogni coppia deve inventare una propria modalità di relazione.

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Spesso si portano dentro la relazione “copioni già recitati”, certe abitudini, assunte nell’ambito della famiglia d’origine: il debole, il bisognoso, il piccolo, il primo, il capace, il forte, ecc.  E’ inevitabile che l’esperienza vissuta rimanga come bagaglio personale che influenza le scelte future. Essere capaci di essere se stessi senza considerare primariamente come ci hanno voluti i nostri genitori, è segno di crescita, questo a volte esige di chiudere con le esperienze precedenti per essere disponibili a nuove forme di condotta che rigenerano i rapporti.

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Non è raro constatare, pur nella creatività della neonata situazione di coppia, come i partner scelgano di adeguarsi a “modelli precostruiti” o suggeriti dalla società e dalla cultura: coppia come status simbol, come rifugio, evasione dal proprio mondo abituale; anche il vecchio modello di famiglia patriarcale (one-up, one-down) in cui un coniuge emerge, è dominante, ha la verità, ha il potere, (uno-sopra), e l’altro coniuge dipende, obbedisce, esegue, diventa sempre più insignificante  (uno-sotto); o quello attuale della cultura dell’individualismo, in cui i due coniugi esigono di non intralciarsi a vicenda, si offrono mutuo soccorso ma in modo rigidamente simmetrico, “io questo e tu quello”, quasi in antagonismo.

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È palese quanto sbagliati siano questi modi di stare in coppia, che negano la parità, la dignità e la creatività delle persone; ne negano in sostanza la libertà di essere uniche.

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Quando il sentimento amoroso è sopraffatto dal bisogno di apparire o di adeguarsi ad esigenze non genuine, condizionate, allora lo stare in coppia è un incontro mancato tra i due partner, che restano insieme in modo statico, egoistico, privo di fantasia, solo per soddisfare delle necessità estranee al vero sé.

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Fare coppia non è convivere come fossimo da soli, è davvero cambiare come persone, è modificare qualche parte di sè per fare spazio all’altro. Se avessimo scelto di vivere da soli, la mia strada seguirebbe la mia direzione, la tua strada, la tua direzione, su tracciati forse paralleli, ma sicuramente diversi e diversificati. Ma stare insieme significa che inventeremo un nuovo tracciato che terrà conto di entrambi. Sarà la nostra strada, non “i giorni pari la tua e i giorni dispari la mia”; sceglieremo di volta in volta in base ai personali criteri e nell’ottica del benessere comune.

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La coppia è perfetta quando l’amore alimenta i due partner e crea la sensazione che in coppia si è veramente se stessi:”più me stessa che da sola”! Lo stare insieme mi da il coraggio di poter essere ciò che io sono, in modo autentico per me.

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La relazione è ciò che conta, non le singole caratteristiche dei partner.

Nella coppia è necessario che l’amore non sia più possesso, non sia solo libertà, ma sia accoglienza, rispetto reciproco e vicinanza.

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FEDELTÀ

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L’amore profondo esclude l’infedeltà, perchè una coppia affettivamente e sessualmente soddisfatta ha scarse spinte centrifughe, è sazia di se stessa e non percepisce altro più attraente del partner che ha.

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Ma col passare del tempo l’innamoramento cessa di esercitare tanta forza, lascia spazio per guardare ancora il mondo che ci circonda, e quando si “vedono” individui che per singoli aspetti possono valere più del proprio partner (per esempio, nel fisico, o economicamente, o culturalmente), si avverte una minaccia per la continuità e la fedeltà della coppia, ci si verifica nella scelta originaria, si scoprono lacune e imperfezioni fino ad ora insignificanti o impercettibili.

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Camminare insieme a chi ci ama è una scelta, rimanere insieme anche se stipulato per contratto, richiede costante attenzione e impegno.

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Il partner si manterrà fedele non per mancanza di occasioni, o per insicurezza, o paura delle conseguenze, ma per salvaguardare il rapporto fin qui volutamente costruito, per garantire la preferenza ad una relazione così speciale, nella sua unicità e globalità, per l’amore che ci si è fino a qui donato e ricevuto reciprocamente.

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La coppia è una relazione a spirale, in cui si cresce insieme, l’uno aiuta l’altro, l’uno si muove e viene mosso. Fare coppia significa fare scelte continue: occorre comunicare veramente, esprimere i bisogni personali, perchè vengano capiti, occorre considerare le esigenze di ciascuno per coinvolgersi reciprocamente a trovare la risposta migliore per entrambi. Solo l’umiltà e la verità di ciascuno garantiscono il benessere dei due partner e svilupperanno sempre le potenzialità di questa unione. Solo se ho il coraggio di dirti ciò che ho bisogno per me, di insegnarti nello specifico come desidero essere trattata, recupero rispetto e accettazione, benessere e pienezza di vita.

La fedeltà richiede maturità psico-affettiva che consente di controllare le pulsioni al di sopra ‘del principio del piacere’, che consente di accorgersi dei propri problemi, cioè della fatica a tenere a bada i propri bisogni, di trovare con pazienza il modo per gestire positivamente ‘me’ che sono in coppia con ‘te’.

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DIALOGO

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Dunque coppia si rimane attraverso una comunicazione efficace.

Questa comunicazione efficace è il dialogo, non è il semplice parlarsi, conversare; dialogare significa essere in due che a tempi alterni si esprimono, si ascoltano, si capiscono.

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1) INTERESSE E RISPETTO RECIPROCO

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Si dialoga se c’è interesse per la persona che ci sta davanti. C’è dialogo quando chi parla si fa capire, verifica che i messaggi che invia vengono ascoltati e recepiti. C’è dialogo quando chi ascolta lo fa mettendo l’altro al primo posto, e mettendo da parte se stesso: non è dialogo quando si risponde “anch’io…” o “invece io…”.

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Dialogo è calarsi nel mondo di chi si sta esprimendo, attenti anche alle sfumature di quanto dice, comprendere più di quanto l’altro esprime consapevolmente. Dialogo è non mettersi fretta, perchè c’è la fiducia che esiste un tempo per ascoltare l’altro e un tempo per esprimere se stessi, e per poter  ricevere a propria volta un ascolto attento e preciso.

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Ascoltare è fare silenzio per dare spazio all’altro, per porsi in vero ascolto. Solo la capacità di prestare tutto l’ascolto necessario permette di non litigare, cioè di non sopraffare.

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Esprimersi è istintivo, spesso avviene anche a nostra insaputa; quanto più le emozioni sono forti in noi, tanto più si manifestano quasi al di là del nostro volerle esternare. Ma recepire i messaggi non è altrettanto istintivo e facile. Bisogna metterci intenzionalità e attenzione per riuscire a comprendere e decodificare i significati.

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Quando si ama una persona, questa assume la massima importanza nel proprio mondo percettivo e quindi riuscirà facile – perché realmente coincidente col nostro interesse primario – ascoltarla nel momento in cui desidera esprimersi. Accorgersi di essere ascoltati davvero con interesse, è uno stimolo ad esprimersi e allora parlare diventa più facile ed efficace.

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Dialogare è scoprire la parte più intima, più segreta, personale, che si mostra a pochi. E’ come spogliarsi da maschere che nascondono, da corazze che proteggono. Dialogare è rispettarsi: accorgerci che siamo obbligati a comunicare poiché, nonostante la nostra volontà di conoscerci sempre più intimamente, resta un nucleo personale esprimibile solo da sé medesimi.

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Il vero dialogo si può però facilmente smarrire: basta che cali l’interesse,anche solo momentaneo, per l’altro e prenderà spazio l’abitudine, lo scontato, il pensare: “lo so già”, la presunzione, la prevaricazione: parlo ma non esprimo nulla; sento ma non ascolto; guardo ma non vedo; sono presente col corpo, ma sono assente con la mente e col cuore.

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2) TANTI MODI PER ESPRIMERE TANTI QUANTI PER ASCOLTARE.

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Sono così tanti i modi nei quali ci si esprime che quasi non ce ne rendiamo conto, ma chi ama li sa cogliere tutti, presta attenzione alle parole, al tono col quale sono pronunciate, alla mimica che le accompagna, ai gesti che le confermano o le contraddicono, Si accorge delle azioni che l’altro compie, o semplicemente al modo di camminare o di sedersi.

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Solo se amo mi accorgo se chi mi sta di fronte impallidisce, è sereno, è preoccupato, sorride, si corruccia, spera, è impettito, o appesantito. Anche le azioni che compie non sono mute alla mia comprensione. Vedo, e ciò che vedo coglie il significato che l’altro mette in ciò che fa, Mi apre la porta, mi cede il passo o si pulisce le scarpe prima di entrare… capisco ciò che nemmeno lui sa di esprimere.

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Molto spesso il linguaggio verbale è il più povero, perchè controllato dalla consapevolezza; più ricco e significativo è quello gestuale, dominato dalla emozionalità.

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Nel mio ambito terapeutico spesso sento dire: “Lui non parla!, come faccio a capirlo?” L’unica risposta che io posso formulare è chiedere: “E tu, ascolti?” Non tutti ricordano che non si ascolta solo con le orecchie, ma anche con gli occhi, con l’intelligenza e col cuore!

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3) ATTENZIONE ALLA PERSONA

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In coppia si parla di tutto, ma lo scopo per cui si parla di tante cose è dirci di noi, del nostro mondo interiore, dei nostri problemi, sogni, aspettative, delusioni. Quando voglio bene, mi interessa la persona che amo, il suo mondo interiore, non tanto le cose che fa o che la circondano. Come ti senti? Cosa provi? queste sono le domande a cui cerco risposta.

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Esprimere e recepire particolarmente i sentimenti e le emozioni viene definito: “Comunicazione emozionale” che è tipica della coppia di innamorati poiché nel periodo “di miele” la relazione è una parentesi rispetto alla realtà; i doveri sociali, le esigenze materiali, vengono lasciati fuori, assolti in altri contesti.  Niente e nessuno è più importante della relazione stessa. Man mano che la relazione diventa solida e profonda, si espande non solo emotivamente, ma anche temporo-spazialmente fino a coinvolgere ogni ambito della realtà quotidiana; la coppia inizia a costituirsi come una micro-società che non sfugge alla legge dell’efficienza e della funzionalità: esige cioè che la comunicazione sia anche “funzionale”. che si occupi anche delle cose materiali ed esterne a “noi” e della loro organizzazione.

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Solo se abbiamo imparato che l’amore e l’interesse si esprimono con la comunicazione emozionale, cioè coi sentimenti che riguardano il come facciamo e come ci sentiamo, ‘funzionare come coppia’ non rischierà di inaridire la coppia, di trasformare i momenti di comunicazione in arida cronaca di cosa si fa o si dovrebbe fare.

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COMUNICAZIONE SESSUALE

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La sessualità è una delle espressioni più immediate e genuine dell’uomo collegata a ritmi biologici e fisiologici, essa si esprime attraverso una gamma illimitata di modalità più o meno consce. Con essa la persona esprime una realtà privata senza eguali. Forse per questo si è cercato di imbrigliarla in mille modi, stigmatizzandola e svilendola.

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Nella dialettica dell’amore ogni parte del corpo riassume in sé tutta la persona amata per cui non esiste una gerarchia di parti e organi e funzioni da ritenere privilegiate o più umili.

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Tutti i gesti possono essere modi per comunicare e per entrare in dialogo.

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Il rapporto sessuale è uno di questi, peculiare per la coppia. Esso aiuta ed alimenta la comunicazione emozionale poiché‚ è linguaggio istintivo, non verbale e riesce ad essere vera comunicazione se rispetta le caratteristiche che abbiamo esaminato sopra a proposito di dialogo.

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1. INTERESSE E RISPETTO RECIPROCO

Per fare all’amore bisogna essere in due, il rapporto sessuale non è una masturbazione a due, ma è avere piacere nel dare e ricevere piacere all’ altro. E’ un coinvolgimento a vari livelli: fisico, sentimentale, emozionale, della fantasia, ecc.

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2. TANTI MODI PER ESPRIMERE TANTI QUANTI PER ASCOLTARE

Esiste un diverso modo per il maschio e per la femmina di considerare il sesso, legato sia a motivi culturali che fisiologici. Tanto ci sarebbe da dire sulle influenze culturali, ma qui mi limito a un accenno al solo aspetto fisiologico: Il maschio fa un’esperienza preminentemente fisica rispetto alla sua genitalità. Ha molta dimestichezza col suo membro dato che è ‘a portata di mano’; sa bene cosa siano eccitazione ed orgasmo. La donna invece fa una ‘esperienza emozionale’ della sua genitalità, conosce meno i molti aspetti del suo organo genitale, dato che molte delle sue sensazioni provengono anche dalla sua parte interna. Riconosce anche attraverso sensazioni e impressioni, non sempre precise, la sua eccitazione e il suo orgasmo.

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Data questa diversità biologica e tutte le specificità psicologiche, non è raro che in coppia si comunichi male quando si usa il linguaggio sessuale perchè ciascun partner si esprime con modi e modalità proprie e necessita di un lungo iter per trovare sinergia e complicità con l’altro; mi piace pensare che i coniugi è come se fossero stranieri come se, metaforicamente, parlassero l’uno il tedesco, l’altra il francese. Anche in questo caso è il ” Voglio il tuo bene” che permette di maturare, di cambiare, anche sessualmente: impegnarmi a renderti comprensibili i miei gesti e voler capire i messaggi che tu mi invii, conduce a non restare chiusi e limitati nella ristrettezza della parzialità di ciascuno e di scoprire altre potenzialità espressive e percettive.

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3. ATTENZIONE ALLA PERSONA

Anche nella sessualità ciò che conta di più per l’unione della coppia è il linguaggio emozionale, piuttosto che quello funzionale: poco importa il dove, quanto tempo, quante volte stiamo insieme sessualmente, se prima ancora non si privilegia il come stiamo, come ci sentiamo, cosa desideriamo, cosa ci piace e cosa no.

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VITALITÀ DELLA COPPIA

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Se resta vivo il dialogo – l’interesse reciproco, l’efficacia dell’espressione e dell’ascolto, l’attenzione alla persona – resta viva e vitale anche la coppia. Solo il dialogo consente una conoscenza dinamica che continua nel tempo poiché l’individuo muta nel tempo.

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La coppia ha delle stagioni: inizialmente si isola, sia nel fidanzamento che all’inizio del matrimonio. La comunicazione emozionale è così intensa che lo spazio e il tempo per farcela stare, sembra stretto ed è quindi fisiologico rimanere solitari, disinteressandosi del mondo circostante.

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Solo dopo aver consolidato il proprio legame e avergli dato tempo e spazio, la coppia riesce ad aprirsi al mondo.

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Allora può aprirsi alla vita sociale. Inizia a funzionare, a dedicare spazio anche a “costruire la casa”; adesso può accettare il figlio. L’apertura dà nuove risorse e nuove occasioni di crescita.

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La relazione di coppia è una relazione davvero coinvolgente e significativa per i singoli partner, li fa crescere, maturare, sviluppa le loro potenzialità. Occorre volerla portare avanti giorno dopo giorno, e assumersi la responsabilità della sua buona riuscita. Molto semplicemente il compito che impone è che chi ama comunichi se stesso, consapevole dei modi di cui è capace, senza illudersi che la relazione, una volta costruita, duri solo per contratto.

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SOTTOLINEATURA PRATICA

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CHI AMA

– parla per se stesso/a ( a me piace…, io penso che..);

– constata la realtà qui e ora-( oggi, adesso, in questo momento…);

– è disponibile a capire anche le cose meno evidenti;

– è rispettoso, accogliente e umile.

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CHI NON AMA

– giudica, emette sentenze: Tu sei..;

– generalizza: Tu sempre…; Tu mai…; Tutti…; Nessuno…

– usa categorie assolutizzanti: giusto/sbagliato, buono/cattivo, torto/ragione; morale/immorale;

– fa violenza mentale: Io so che tu pensi…; Io so che tu senti…;

– ridicolizza o scoraggia.

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IL  COSTO DELL’AMORE

Costa dire “hai ragione”, costa dire “perdonami”, ed anche dire “ti perdono” costa.
Costa la confidenza, costa la pazienza.
Costa fare una cosa che non ho voglia di fare ma che tu vuoi.
Costa cercar di capire e sorridere al tuo cattivo umore e trattenere le lacrime che ti fanno soffrire.
Costa tenere il silenzio. A volte costa impuntarsi, a volte cedere.
La fedeltà costa.
Costa dire “è colpa mia”.
Costa confidarsi e ricevere confidenze, costa condividere i dolori.
Costa sopportare i tuoi difetti, costa cancellare le piccole ombre.
Costa la lontananza e costano i distacchi.
Costano le nubi passeggere, costa avere opinioni differenti, costa dire di “si”

… eppure a questo alto prezzo si genera l’amore: gli spiccioli non servono!

Anonimo